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Anche le riforme istituzionali servono a crescere. Appello a FARE perchè sostenga il presidenzialismo

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– Il nostro Paese è malato, malato grave. La malattia non è preoccupante solo per il livello di pressione fiscale record (oltre il 50 per cento del PIL prodotto), per l’enorme debito pubblico accumulato (34.000€ di debito pro capite) e per la quantità abnorme di spesa pubblica (circa 800 miliardi di euro di cui solo il 40% va in welfare); la malattia è di sistema ed investe tutti i meccanismi istituzionali che dovrebbero garantire processi di partecipazione popolare in grado di fornire i giusti incentivi per una azione di governo efficiente.

La necessità di mettere mano alle riforme istituzionali è urgentissima e la manifestata intenzione del Governo di avviare tale processo è un primo passo che, come dimostrano i tentativi passati, non garantisce il risultato. L’Italia non può permettersi l’ennesimo fallimento. Questa svolta può essere impressa dalla partecipazione popolare. A giudizio di chi scrive, è opportuno che le persone di buona volontà, consapevoli della malattia italiana, si uniscano e possano contribuire a dare forza a questa spinta riformatrice dal basso.

Martedì 14 maggio il Comitato Scegliamoci la Repubblica, promosso anzitutto dal costituzionalista Giovanni Guzzetta, ha depositato presso gli uffici della Cassazione la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, sul modello francese, l’eliminazione del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari e la riforma della legge elettorale in senso uninominale a doppio turno. L’iniziativa ha già uno slogan (che è anche un hashtag di Twitter): #eleggiamociilpresidente.

L’interesse per l’iniziativa nasce dalla consapevolezza che la forma di governo non è neutra rispetto alle scelte di politica economica. Come è stato documentato da Torsten Persson, Gerard Roland e Guido Tabellini, la frammentazione politica e la competizione tra partiti della medesima coalizione fornisce un potente incentivo a spendere, rispetto a governi sostenuti da un unico partito, in cui l’unica competizione riconoscibile è quella, sana, tra maggioranza ed opposizione. Contrariamente a quanto comunemente si pensa, anche le riforme istituzionali “si mangiano”!

Il dramma italiano ha un nome preciso: mancanza di crescita, poca creazione di ricchezza, bassa produttività, poche opportunità offerte e premiate, mentre la spinta conservatrice condanna il nostro Paese ad essere sempre uguale a se stesso ed a precludersi un futuro di sano sviluppo. Viviamo nel  2013 e l’Italia appare un po’ come una casa con gli infissi usurati, la caldaia da cambiare, il tetto con le tegole rotte dalle intemperie e dal trascorrere del tempo, le crepe sulle scale. Per me tornare a vivere in Italia, dopo aver vissuto all’estero, significa prima di tutto darsi da fare, provare a mettere il Paese nelle condizioni di essere più efficiente, più leggero nei movimenti, più serio nei comportamenti, più competitivo in Europa e nel Mondo.

L’iniziativa “Scegliamoci la Repubblica” ha già raccolto il supporto di numerose personalità con cui mi auguro si possa lavorare: Alessandro Campi, Natale D’Amico, Franco Debenedetti, Luca Diotallevi, Rosamaria Bitetti, Piercamillo Falasca, Carlo Fusaro, Isabella Loiodice, Maurizio Miceli, Alberto Mingardi, Enrico Morando, Ida Nicotra, Mario Segni, Carmelo Palma, Angelo Panebianco, Gianfranco Pasquino, Arturo Parisi, Claudio Petruccioli, Mario Segni, Danilo Taino, Marco Taradash, Sofia Ventura e moltissime altre. Tra i primi firmatari, anche due dei fondatori del movimento politico di cui il sottoscritto fa parte, “FARE per Fermare il declino”: Sandro Brusco e Carlo Stagnaro.

La natura del gruppo di persone che si augurano di vedere finalmente compiuto un serio processo di riforme istituzionali è trasversale; è un bene e una ricchezza: abbiamo bisogno di valorizzare risorse, non sprecarle. Rimbocchiamoci le maniche, perché senza arricchire il progetto di riforma economica a cui ambisce il movimento con il tema dell’assetto istituzionale del Paese, le possibilità di fermare il declino mi paiono ridotte al lumicino nell’attuale scenario dominato da un mix di populismo irrazionale privo di fondate analisi economiche e demagogia che partorisce analisi intellettualmente disoneste.

Il buon funzionamento delle “regole di casa Italia” resta cruciale affinché la macchina torni a muoversi, invertendo la rotta declinante per tornare a crescere. Per queste ragioni occorre contribuire alla realizzazione di una riforma elettorale in senso uninominale con doppio turno di collegio, l’elezione diretta del presidente della Repubblica e il superamento del bicameralismo. Il primo giugno il Comitato Scegliamoci la Repubblica lancerà la sua prima iniziativa pubblica. Credo che anche FARE per Fermare il declino debba essere della partita.


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